giovedì 15 marzo 2012

Memorie di un Massone.


Nicola Mardarce, lo apprendiamo dalla notizia in quarta di copertina, è uno pseudonimo dietro il quale si cela un avvocato romano di media età, di madre ebrea e padre protestante; già docente universitario in Italia e all'estero, ha all'attivo oltre 100 saggi giuridici di diritto e storia della Chiesa antica. Sarebbero dati sufficienti a permetterne, senza troppi sforzi, l'identificazione. Ma a che pro? La sua storia è sincera, persino – in qualche tratto – fino alla sgradevolezza che a volte accompagna la sincerità. Perché Mandarce è trasparente, e con questa trasparenza racconta la sua storia – che potrebbe essere quella di qualunque massone – entro una non meglio identificata Obbedienza. “La Massoneria vista dall'interno” è il sottotitolo del libro, con l'intento, dichiarato, di fare da controcanto al libro di Maurice Caillet “Io ero massone” (un libro che, sia detto per inciso, disonora ben più il transfuga che l'Istituzione cui egli dichiara di essere appartenuto; e non per il “tradimento”, ma piuttosto perché Caillet dimostra di non aver compreso nulla degli insegnamenti ricevuti). Ma Mardarce non polemizza con l'ex massone francese; semplicemente, racconta la sua esperienza massonica, ben più coerente e consapevole di quella di Caillet. E lo fa con grazia e con ironia, e a tratti quasi con britannico distacco, comunque ponendosi fin dalla premessa un obiettivo chiaro: “Non è mia intenzione convincervi delle mie ragioni né difendere la massoneria ove non tutto è rose e fiori, al pari di qualunque aggregazione di esseri umani. Desidero soltanto ripristinare l'obiettività”. Un libro rivolto quindi, se ne deduce, ai profani, i quali però non troveranno risposte a curiosità morbose: non segreti rivelati, non rituali violati, ma il racconto autobiografico di un avvincente cammino iniziatico. Rivolto ai profani si diceva; ma non solo, e certamente molti massoni lo leggeranno con un certo godimento.